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Veduta di Piazza Duomo a Trento
Veduta di Trento, con Torre Vanga

Storia

ASTN, Carte e Piante, serie piante e vedute n. 44La storia dell’Archivio di Stato di Trento inizia negli ultimi mesi del 1918, non appena concluso il primo conflitto mondiale. Tra il mese novembre di quell’anno e la metà del successivo prende il via in Trentino un piano di rilevazioni archivistiche sul campo, scaturito dall’esigenza di elaborare una aggiornata relazione sullo stato degli archivi, con lo scopo di segnalare e quantificare la dispersione e le distruzioni archivistiche subite lungo le linee del fronte di guerra. Funzionari degli Archivi di Stato ispezionano archivi comunali, parrocchiali e privati e producono le prime importanti relazioni, annotando, tra l’altro, che i documenti del Principato Vescovile trentino, ancor nei primi decenni dell’Ottocento, erano migrati verso Innsbruck e Vienna. Il loro recupero sarà il primo passo verso la formazione dell’Archivio di Stato di Trento.

Il secondo passo concreto lo compie la Commissione speciale per i recuperi archivistici, costituita sul finire del 1918, che si reca ripetutamente negli istituti culturali d’Austria e, in coordinamento con le parallele commissioni di recupero delle opere d’arte e delle biblioteche, opera per la restituzione di archivi e documenti asportati dai territori trentini. Tra febbraio e marzo 1919 la Commissione compie la parte essenziale del suo lavoro. A Innsbruck recupera l’archivio del Principato Vescovile, i libri copiali e i codici trentini, la corrispondenza clesiana e madruzziana, atti catastali e notarili, documenti dei capitanati distrettuali e circolari, atti giudiziari. Da Vienna invece ottiene le scritture della Luogotenenza di Trento e atti di presidenza e luogotenenza del Lombardo – Veneto, assieme ai processi dei martiri di Belfiore. Riuniti in qualche centinaio di casse, i documenti vengono depositati a Trento, nel Castello del Buonconsiglio; è proprio la parte trentina di queste carte a formare il complesso più importante dell’Archivio di Stato di Trento.

L’interessamento del coordinatore della commissione, l’ispettore Giovanni Battista Rossano, assicura agli archivi recuperati, dopo pochi mesi soltanto, una più idonea collocazione entro un palazzo cittadino, già collegio dei Gesuiti e seminario teologico, posto in centro città, lungo l’importante via Roma. Sul finire dell’agosto 1919, inizia il trasferimento definitivo in questa nuova sede.
Il 30 marzo 1920, il vescovo benedice la nascita dell’Archivio di Stato di Trento.

L’inaugurazione del nuovo Archivio ha un ampio risalto sulla stampa nazionale e locale e nelle sedi della politica, perché s’inserisce in un più vasto contesto rivendicativo che coinvolge pure beni culturali e archivi di altri territori, come quello sudtirolese, quello veneto o quello friulano – triestino. Luigi Luzzatti si rivolge all’Accademia dei Lincei dalle pagine del giornale “L’Epoca” del 23 marzo 1920, subito dopo l’inaugurazione dell’Archivio trentino, esprimendo soddisfazione. Gli fa eco, da Trento, Giovanni Ciccolini, sulle pagine de “Il Nuovo Trentino” del 3 novembre, rispondendo al prof. Hans von Voltelini, che dal “Tiroler” del 28 ottobre si rivolge al Governo italiano perché costituisca anche a Bolzano, o a Bressanone, un archivio storico, al fine di accogliervi le restituzioni di documenti di quel territorio.
Il recupero di documenti dall’Austria continua anche nei mesi e negli anni successivi.

Veduta dell'ex seminario teologico di Trento - Prima sede dell'Archivio di Stato di TrentoAllorché pervengono i recuperi dei documenti riguardanti l’Alto Adige, s’apre una delicata questione dagli indubbi risvolti politici, sollecitata dal richiamo di Hans von Voltelini: un archivio unico a Trento oppure anche un secondo archivio a Bolzano? La risolve il 20 ottobre 1920 il voto del Consiglio Superiore degli Archivi, che stabilisce l’istituzione di un archivio per l’Alto Adige e lo colloca a Bolzano, come sezione distaccata dell’istituto trentino.

L’Archivio di Stato di Trento, con sezione distaccata a Bolzano, viene infine istituito ufficialmente con R.D. 13 agosto 1926, n. 1630. Nel 1930 anche Bolzano conseguirà la sua autonomia.

Nel primo decennio di attività in Archivio, si compiono lavori di ordinamento e inventariazione consistenti, ma già con gli Anni Trenta, esaurita ormai la spinta delle origini, la scarsa dotazione organica e la carenza di personale qualificato limitano l’attività dell’istituto alla sola ordinaria amministrazione. Primo direttore dell’ufficio è Fulvio Mascelli, che rimane in carica fino al 1936. Gli succedono tre direttori o reggenti nel giro di pochi anni.

Nel gennaio 1939 tocca a Carmelo Trasselli, direttore a Trento e reggente a Bolzano, cui si deve una grande attività di vigilanza sugli archivi comunali di tutta la regione. Nel marzo 1942 arriva Antonino Lombardo, che rileva immediatamente lo stato di disordine dei fondi che l’istituto conserva al secondo piano dello stabile di via Roma. Lombardo lega il suo nome alla redazione di una Guida topografica, prima base per un vasto programma di riordino, cui dà un particolarissimo impulso.

La Seconda Guerra Mondiale segna un momento traumatico per l’Archivio trentino e per tutti i suoi fondi. Racchiuso in casse di legno, l’archivio principesco finisce nei sotterranei in roccia del Castello del Buonconsiglio di Trento. È il 1942; arriva un nuovo direttore, Ferdinando Corrubin, ma arriva pure il bombardamento cittadino del 2 settembre 1943, che coinvolge anche l’Archivio di Stato nella sua sede del Collegio Gesuitico e gli procura lesioni tali da motivare il trasporto immediato degli altri fondi rimasti in ricoveri d’occasione: in Villa Salvadori a Gabbiolo di Povo, nell’ex-chiesa parrocchiale di Albiano e in quella di Piné.

Nel settembre 1943 vi è l’occupazione tedesca. Trento entra a far parte della Zona d’Operazione delle Prealpi, primo passo verso la programmata annessione al Reich, e il confine provinciale viene spostato a Salorno. Il prof. Francesco Huter dell’Università di Innsbruck, per incarico del Commissario Supremo, si presenta a Trento e reclama gli atti della Pretura di Egna e di alcuni comuni della fascia mistilingue, che finiscono così a Bolzano. Come se non bastasse il 2 dicembre 1944 Huter invia 84 casse di documenti dell’archivio principesco a Campo Tures. Ragioni di sicurezza ne costituiscono la motivazione, ma l’iniziativa viene vista con molta apprensione in casa trentina, tanto da far temere una seconda, pesantissima migrazione.

Finita la guerra, la direzione dell’Archivio di Stato di Trento viene affidata ad Antonio Zieger, un buon conoscitore di storia locale. La documentazione, che era stata ricoverata fuori sede, ritorna una volta riparato il Collegio dai danni delle bombe, primo fra tutti l’archivio del Principato, a seguire tutti gli altri fondi. La sala di studio, forzatamente chiusa all’inizio di settembre 1943, riaprirà due anni dopo, nell’ottobre del 1945.

La storia dell’Archivio di Stato di Trento, più di quella d’ogni altro istituto, è segnata dalla personalità di questo o quel direttore. Ne ricordiamo due in particolare per gli anni successivi del dopoguerra. Quando riprendono a Trento i lavori di ordinamento e di inventariazione, a guidarli è Leopoldo Sandri. A lui si deve l’impostazione di un lavoro di grande significato per l’istituto, che sfocia, nel 1951, nella pubblicazione del primo inventario trentino. Vi collabora attivamente anche l’archivista trentino Albino Casetti, cui viene affidata la direzione dell’istituto nell’aprile dell’anno successivo, il 1952. Sotto la sua guida i lavori scientifici continuano con impegno: ordinamenti, inventariazioni, schedature riferiti a fondi già da tempo acquisiti e anche a nuovi versamenti, che l’Archivio va via via accogliendo. Un coordinato programma di ispezioni compiute in quegli anni con metodo e caparbietà porta il Casetti a rilevare la consistenza di tutti gli archivi del Trentino. Il frutto di tanto lavoro è un’opera di elevato valore documentale e storico, la Guida storico – archivistica del Trentino, edita nel 1961.

Al dottor Casetti si deve anche l’apertura della Soprintendenza Archivistica per il Trentino – Alto Adige, che avviene nel 1963 in base alle disposizioni della legge archivistica nazionale. Egli rimane alla guida dell’Archivio di Stato fino al 1968. Gli succede Salvatore Ortolani, a cui tocca affrontare le complesse vicende che accompagnano, in materia archivistica, l’adozione dello statuto speciale per il Trentino – Alto Adige. L’esigenza di restituire al Comune di Trento l’ormai storica sede di via Roma costringe l’Archivio, infine, ad un laborioso, nuovo trasferimento.

Attuale sede dell'archivio di Stato di Trento

Si colloca questa volta nella periferia della città, in struttura ampia e capiente, adattata in fase di costruzione alle esigenze di conservazione della documentazione, ma priva del prestigio di un edificio storico e lontana dagli organismi della formazione e della cultura.